
IL MODELLO FRANCO-TEDESCO
TRA DIVERGENZE E NECESSITÀ POLITICA
Giungere ad una cooperazione di fatto non è stato così facile come la coppia franco-tedesca aveva sperato, con l'istituzione di un trattato bilaterale che si è rivelata piuttosto problematica. Mentre da parte francese la creazione di un'unione franco-tedesca è un'opportunità per controbilanciare l'influenza anglo-americana in Europa e per restituirle i mezzi della sua indipendenza, da parte tedesca, invece, il nuovo Cancelliere tedesco Ludwig Erhard vuole promuovere un'Europa liberale e federale e perseguire l'integrazione europea in un quadro più atlantista. Per questo motivo il 16 maggio 1963 il Bundestag aggiunge un preambolo unilaterale che ricorda la lealtà atlantica della Repubblica Federale Tedesca prima della ratifica del trattato, segnando così un raffreddamento delle relazioni tra i due Paesi [1]. Tuttavia, sebbene il trattato non abbia soddisfatto tutte le speranze riposte in esso dal generale De Gaulle, si è rivelato uno strumento prezioso nei rapporti tra Francia e Germania. In particolare, la periodicità delle riunioni dei capi di governo e dei ministri degli Esteri prevista dal trattato esercita un vincolo salutare, obbligandoli a incontrarsi e a consultarsi anche se, per qualsiasi motivo, uno dei due governi non desidera avviare un dialogo con il partner. La cooperazione franco-tedesca riprende veramente più tardi, con i due grandi "tandem" di Valéry Giscard d'Estaing e Helmut Schmidt alla fine degli anni Settanta e di François Mitterrand e Helmut Kohl negli anni Ottanta. Sebbene i rapporti tra i due Paesi siano ancora caratterizzati da una certa concorrenza politica e da un'innegabile rivalità economica e commerciale, questi due "tandem" sono comunque riusciti a modificare i rapporti franco-tedeschi e, così facendo, la costruzione dell'Europa.
[1] Jérôme Vaillant, "La coopération franco-allemande à l'épreuve du traité de l'Élysée. Retour sur quarante ans d'attentes, de déceptions et de succès", in Revue internationale et stratégique, vol. 48, n. 4, 2002, pp. 23-30.